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Opinioni Autorevoli

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UN LIBRO PER CONOSCERE
L’Atlantide, l’antica Meropide di Teopompo, l’Atlantide di Platone,…mi stava davanti” così deve essersi trovato Lanzarotto Malocello settecento anni or sono dopo aver osato oltrepassare le Colonne d’Ercole forse alla ricerca dei fratelli Vivaldi. E su questa figura temeraria, ancora una volta italiana, ancora una volta ligure, precursore del grande Colombo, che l’Autore, l’Avvocato Alfonso Licata, alza i veli polverosi dei secoli di Storia che hanno ricoperto l’esploratore fino a renderlo proprio come l’isola da lui nominata, al di là del Tempo trascorso. L’ elaborato, che nell’arco di quattro anni sta ponendo all’attenzione europea questo personaggio conosciuto solo dagli esperti di mare, è come una “mappa” dove si naviga per sei capitoli quali approdi della nostra conoscenza su un periodo, su una terra, su una persona che merita maggior attenzione non solo nei libri di geografia e di storia, ma anche nelle sedi istituzionali. Nelle oltre quattrocento pagine, nell’edizione anglo-italica, emerge subito l’analisi attenta e precisa che l’Autore fa del significato e della portata dell’uomo, interponendo tra il primo e il terzo capitolo lo scenario storico della terra ligure e di Genova del tardo medioevo: le analogie tra la repubblica marinara e la fenicia terra emergono  nell’indomito desiderio del viaggio di ambedue i popoli, viaggio che è nella natura dell’uomo che sogna, pensa, parte: Abramo, Ulisse e Marco Polo per tutti. Si tratta di un cammino, come dimostra l’Autore nel testo, essenziale agli uomini per non essere dimenticati, un esplorare in sé e fuori di sé: le citazioni dantesche, i richiami a Cicerone, a Don Chisciotte, ad Ulisse ci danno lo spessore oltremodo denso dell’apparto culturale che è sentito e vissuto dall’Autore con un tratto di penna che coinvolge e fa entrare i lettori nel libro viaggiando e “vedendo” con lui. E nel capitolo terzo conosciamo la “famiglia Malocello”, le cui origini affondano nel XII secolo ponendo nella civetta (malo-uccello) la radice della città di origine (Celle vicino Savona) e degli avi dello stesso navigatore, fino ad emergere di domande cardini “Cosa veramente sappiamo di Lanzarotto Malocello?” (p.179), e “perché non esiste un busto o un dipinto come invece per il contemporaneo Doria” (p.65) ?! Le deduzioni dell’Autore fondate su incontrovertibili fontidanno la collocazione temporale della scoperta delle Canarie (1312), un notevole periodo di tempo vissuto sulla “sua” isola (circa venti anni) prima di tornare in quel di Genoa e la prosecuzione in terra di Francia dei suoi discendenti, è Alfonso Licata che dipinge il ritratto di Lanzarotto. Grazie alla ricchezza e precisione dei riferimenti bibliografici, confermati dalle autorevoli fonti storiografiche italiane spagnole francesi ed inglesi, l’Autore ci mostra nell’opera anche un notevole corredo fotografico sia delle fonti che dei luoghi che delle antiche mappe e carte nautiche permettendo una lettura agile e curiosa dei riferimenti visivi. Il quinto capitolo va “oltre” Malocello ponendo il Paradiso in quelle isole felici, isole fortunate che hanno fatto vaghezza a tantissimi autori in tutte le epoche e a cui l’Autore non si sottrae navigando sui legni di Dante e di Virgilio ma salendo anche sui testi del Petrarca di Boccaccio per passare anche da Polibio, Eudosso, Erodoto, Annone e per le vie commerciali atlantiche fenicio-puniche per soffermarsi infine sui fratelli Vivaldi che vollero circumnavigare l’Africa per trovare una nuova via delle spezie nel XII secolo ma che dopo i confini maghrebini non se ne ebbe più notizia. Nel sesto ed ultimo “porto” l’Autore ci presenta “l’isola che c’è”: la sua flora, la fauna, la geomorfologia, i segni dell’uomo sulla pietra e con le pietre fino agli indigeni Guanci per poi giungere alla Marina Militare Italiana che negli anni Trenta del secolo scorso intitolò una sua nave cacciatorpediniere allo scopritore delle Canarie. Questo lavoro è così l’ulteriore anello di una serie che potremmo far principiare dalla lettera apocrifa del Prete Gianni (circa 1165), e, passando per i diari di Colombo e Pigafetta, di Caboto, Vasco de Gama e Magellano, giunge e si concluder (ma solo per oggi!) con Malocello: che l’Europa si mosse nei secoli verso gli altri continenti che non fecero nulla per venire loro a scoprir il Vecchio Continente ?!Senza Malocello quanto tempo ancora avremmo atteso per riscoprire le Canarie, sono domande per universi paralleli ma non per gli storici; ma senza la riscoperta operata dal Nostro non daremmo ragione della scoperta e del nome dell’isola oggi così piena di turisti geologi e naturalisti. E senza un appassionato di Malocello e di Lanzarote come l’Autore del testo de quo non ci verrebbe nuovamente in mente la domanda “da che parte è il mondo nuovo ?” Quale mondo da esplorare: il cosmo, le profondità marine, le sinapsi celebrali, le vie dell’anima ?! Un grazie anche alla Commissione Italiana di Storia Militare per la pubblicazione di questo libro così ricco di spunti per famiglie e specialisti, e per i professionisti che operano nel campo della formazione. E’ vero che la letteratura italiana “ non inquadra volentieri nel suo canone i viaggi di cui pure è ricca quasi che i molti dati materiali e concreti di cui essi sono necessariamente costruiti inquinino in qualche modo un ideale di disinteressata e disincantata letterarietà; quasi che paesi e costumi ed eventi possano diventare riconosciuta provincia letteraria sol quando li marchi il segno dell’invenzione, del fantastico”ma l’opera insiste invece perché venga tagliata questa gomena sicché si possa far prendere il largo nell’oceano letterario anche a questo filone storico-geografico. Il volume ci dà quindi gli strumenti per incedere nell’impegno umano del cercare,  esplorare, trovare, e ancora di ricercare in un frattale di vita che non avrebbe senso se fosse solo materia muta e cieca, senza una speranza. Non vogliamo, in conclusione, che questo lavoro resti qual minuscola targhetta d’ottone posta sulla porticina laterale di una larga strada ad alta percorrenza con un piccolo marciapiede per dire solo “l’abbiam ricordato”. Che serva invece qual rompighiaccio del silenzio della non-cultura, a riaprire le vie della ricerca sempre e oltre le Colonne d’Ercole dell’oggi e del domani.

Prof. Antonello Blasi

 

 

 

“La scoperta delle Isole Canarie da parte di Lanzarotto Malocello, o meglio la “riscoperta”, perché queste isole erano già note come Insulae Fortunatae in epoca classica, è un episodio di notevole importanza nella storia della navigazione medievale. La conoscenza di questo arcipelago, posto in quella vasta porzione dell’Atlantico ad ovest ed a sud della penisola iberica, definita da Pierre Chaunu “l’Atlantico mediterraneo”, avrebbe alla lunga fornito la chiave per la navigazione verso nuovi mondi. Fu infatti imparando ad andare dalla Spagna alle Canarie, ma soprattutto a ritornare nella penisola iberica lottando contro una corrente costantemente contraria, che i marinai dell’area mediterranea inventarono alcune delle competenze e capacità che avrebbero permesso loro di veleggiare in seguito alla volta dell’America e dell’India ed attorno al mondo. Basterà ricordare come, proprio mettendo a frutto queste esperienze sfociate nella pratica della volta do mar, cioè dell’andare in una direzione compiendo un ampio giro invece di seguire la via più diretta, che Colombo, per evitare gli alisei e ritrovare i venti di Ovest, puntando sulle Canarie arrivò a scegliere una rotta per l’America talmente vicina a quella ottimale per le navi a vela che i navigatori avrebbero seguito per generazioni. Proprio all’origine di questo processo, che trasformerà un po’ alla volta l’area atlantica in un terreno di lotta aperto al profitto ed al potere che uno spazio ristretto non avrebbe più potuto garantire, si colloca l’impresa di Lanzarotto Malocello, esponente di un’antica ed aristocratica famiglia ligure, operante sia in Oriente che in Occidente, come attesta la carta elaborata da Angelino Dulcert, che riporta per la prima volta il disegno delle Canarie con l’indicazione dei nomi di alcune isole, fra cui l’insula de Lanzaratus Maracelus, ornata della bandiera genovese”.

Prof. Francesco Surdich – Università di Genova

 

 

“La scoperta delle Canarie ed in particolare dell’Isola di Lanzarote da parte di Lanzarotto Malocello costituisce momento culminante del passaggio dal Medioevo al nuovo spirito umanistico, che darà poi vita al Rinascimento. Infatti l’antichità classica conobbe lo sviluppo dei commerci e delle relazioni diplomatico-politiche proprio grazie alle tecniche di navigazione: allorchè l’arte navigatoria cominciò a decadere –verso la fine dell’Impero Romano- cominciarono a ridursi non solo i commerci, ma anche le relazioni umane e politiche, dando vita all’economia chiusa dei feudi. E’ solo con la rinascita dell’arte navigatoria che le tenebre medievali cominciano a diradarsi grazie alla ripresa degli incontri tra diverse civiltà. Proprio in questa nuova ottica di ansia di sapere e conoscere “cosa c’è al di là” deve essere inquadrato il viaggio di Lanzarotto, perché appunto il desiderio di superare le Colonne d’Ercole ha permesso la capitale scoperta delle Canarie, dato che queste ultime sono state ulteriori trampolini di lancio verso ancora altre scoperte di isole sconosciute fino a quel momento; epopea che raggiunse il culmine con la scoperta dei nuovi Continenti transoceanici.

In conclusione Lanzarotto Malocello ben avrebbe potuto dire (parafrasando il primo astronauta sulla luna): “è un piccolo passo per me, ma un grande balzo per l’umanità”.”

 Avv. Prof. Marco Valerio Santonocito

 

 

La scoperta delle Isole Canarie, a cominciare da quella di Lanzarote, soprannominata dal suo scopritore, il navigatore italiano Malocello Lanzarotto, che ivi approdò settecento anni fa, è un fatto storico particolarmente degno essere ricordato e celebrato sia dalla parte italiana che spagnola, soprattutto dell’Isola. I documenti e le fonti tramandati sulla persona Malocello e la sua scoperta nel 1312, è vero, sono scarse e possono dar spazio a qualche dubbio della precisa datazione. Tuttavia, la celebrazione che si sta preparando per 2012 non è la commemorazione di una mera data del passato bensì dell’importanza storica della scoperta in quanto tale, sia che essa si compì qualche anno prima o dopo. Di fatto, essa aprì una nuova pagina nella storia degli indigeni dell’isola nonché dei due paesi, l’Italia e la Spagna, che l’avrebbero abitata in seguito. Si svilupparono importanti relazioni tra loro, sulle vie di commercio che portarono poi agli scambi culturali.

Diversamente da quanto si potrebbe immaginare, l’arrivo degli italiani e poi degli spagnoli non importò un colonialismo con la distruzione della cultura indigena, ma si svolse, al contrario, in modo tale che questa si conservò durante i secoli. Chi visita oggi l’Isola Lanzarote si meraviglia di quanto di questa cultura in essa è presente: nel profilo e nel carattere degli uomini, nella forma di agricoltura, nella lingua, nei costumi. Certamente, gli abitanti dell’Isola Lanzarote hanno assunto anche molto delle culture spagnola e italiana, ma integrandole armoniosamente nella propria. Perciò la celebrazione è felicemente attesa non solo dagli  italiani e dagli spagnoli ma anche dagli stessi abitanti dell’Isola Lanzarote.

Vista l’importanza dell’evento storico della scoperta dell’Isola Lanzarote, l’iniziativa posta in essere e portata avanti dall’Avv. Dott. Alfonso Licata di Roma per la sua celebrazione è stata accolta molto positivamente dalle alte autorità locali e nazionali, sia dalla parte dell’Isola che dell’Italia e della Spagna. Resta solo di augurare un pieno successo all’iniziativa culturale celebrativa prevista nell’anno 2012, che coinvolgerà due nazioni , a partire da Arrecife, capoluogo dell’Isola, e Genova, città di origine del Malocello e da dove il navigatore partì per il suo viaggio di scoperta, e si svilupperà in  altri luoghi delle Canarie, della Spagna e dell’Italia, costituendo una importantissima occasione per approfondire gli scambi culturali tra i partecipanti. Per questo ultimo scopo, già alcuni anni prima, si è costituita l’Associazione Italiani Amici di Lanzarote, che ha sempre promosso e continua a promuovere iniziative e  scambi culturali tra le entità dell’Isola, dell’Italia e della Spagna, nei diversi campi storico, scientifico ed artistico, e che, anche in questo frangente, svolge una parte da protagonista nell’ambito del Comitato promotore .

Prof. Dr. Horst Seidl  - Università Lateranense , Roma -

 

 

“Creo que necessita resaltar la importancia que para nosotros los Canarios tiene la figura de Lanzarotto Malocello.

Situado a escasos Kilómetros del Continente Africano, el archipiélago Canario es hoy  día una avanzadilla de Europa hacia África y América, su situación privilegiada y su clima convierten a Canarias en una zona comercial y turística de primer orden.

Si bien hay referencias de la existencia de Canarias desde la más remota antigüedad, su incorporación a la historia de Europa se produce con la llegada de Malocello a la isla de Lanzarote en 1.312. Así pues a Lanzarotto Malocello corresponde el honor de su redescubrimiento, por ello, a punto de  cumplirse los 700 años de su arribada, parece muy oportuno que celebremos la efeméride con la brillantez que la ocasión merece.

Nuestra población se siente orgullosa de ser síntesis de la Europa actual, pues la presencia en nuestro territorio de Genoveses, Mallorquines, Normandos, Portugueses, Castellanos etc. han marcado nuestro carácter y han hecho de nosotros un pueblo moderno, tolerante, y abierto al mundo. Mucho ha tenido que ver en esto la figura de Malocello. Por ello reitero la necesidad de que todos seamos capaces de celebrar en  el 2.012 la llegada de Malocello con todo el esplendor que su figura merece.”

Prof. Enrique Perez Parrilla

 

 

“La scoperta delle Isole Canarie e in particolare di Lanzarote,da parte del navigatore ligure Lanzarotto Malocello, avvenuta sette secoli addietro, è stata una tappa fondamentale nel processo di “scoperta del Mondo” che l’Europa intraprese nel basso medioevo e culminò, all’alba della modernità, con l’arrivo – ancora da parte di un ligure – nelle Americhe, dando forma a quel Mondo nuovo di cui l’odierna umanità è erede diretta.

Poter contare, al di là delle Colonne d’Ercole, in pieno Oceano, di un approdo certo e riconoscibile diede, infatti, vigore a nuove imprese di navigazione, che di quell’apporto si giovarono e che poterono far rapidamente progredire le tecniche di navigazione e il raggiungimento di nuovi lidi.”

Prof. Franco Salvatori – Università di Roma – Presidente della Società Geografica Italiana

 

 

V’è una misura anche nel sogno ad occhi aperti. Ed è proprio la misura a calar giù dal cielo il mito, affrescandolo d’umano. E il tutto si coglie in un istante; è proprio in quel frammento di tempo che prende forma e contenuto tutto quello che all’improvviso s’è pensato. Chissà in quale giorno – un’alba, un tramonto – avrà transitato nella mente di Lanzarotto Malocello quell’istante… Da frammento del divenire, quell’istante invece che dissolversi s’è mutato in un piccolo mausoleo di senso, architettura che s’oppone al transitorio. Istante come scrigno dell’impresa, come azione, come intuizione che distingue un’esistenza. Lanzarotto Malocello come artefice di una delle traiettorie più incredibili della Storia. Egli sulla scia dei Fenici, dei Romani s’avventurò per mondi dove ogni orizzonte, ogni alba e tramonto, significava illudersi di avvistare Dio. E del resto, cos’è l’avventura se non una richiesta profonda, silente, di cogliere l’Assoluto?

Lanzarotto Malocello come artefice di un momento cruciale di un’epoca non ancora distinta come “Storia Moderna”. Se egli appartiene al XIV secolo, e dunque a quel mondo ancora definito “medievale”, vero è che egli anticipa le grandi scoperte dell’Era Moderna, non calandosi mai nei panni del Conquistatore ma in quelli, più giusti, dell’Esploratore. Uomo di orizzonti, ovvero di conoscenza, recherà con sé quei frammenti di civiltà propri di una città mercantile ma anche quei princìpi di humanitas con i quali ci si inoltra per avventure di cui s’ignora il destino. E se rimase in una delle isole dell’Arcipelago per più di venti anni, nell’area sacra della sua casa da cui puntare l’oceano non più temuto, fu forse perché il suo animo pacifico, spoglio da qualsiasi idea di lotta e di conquista, trovò in quel punto del mondo un luogo dove poter vivere, quasi un Eden possibile, a portata di mano. Fu dunque portatore di quiete in quell’angolo di mondo delle Isole Canarie. Quale distanza da coloro che si metteranno per mare nei secoli successivi! Quanta distanza dalle parole conquista, spoliazione, sangue! E così, per come abbiamo attraversato il personaggio “Lanzarotto Malocello”, non ci pare  azzardata per lui la definzione di protagonista di pace, laggiù, tra le tempeste dell’oceano e quelle ben più crudeli degli uomini che verranno.

Dott. Fernando Acitelli - giornalista, scrittore

 

 

L’impresa di Lazzarotto Malocello, nei primi anni del XIV secolo, si colloca nel convincimento dei marinai e uomini di commercio genovesi, portoghesi, andalusi, della possibilità di raggiungere le fonti delle sete, delle spezie, degli aromi, delle perle, dell’oro orientali, circumnavigando il continente africano del quale non si conosceva ancora la sua estensione verso Sud. Quell’impresa segue di poco lo sfortunato tentativo dei fratelli Vivaldi, anch’essi genovesi, che avevano tentato la rotta africana con delle galere, navi leggere, inadatte alla navigazione atlantica.

L’avventura di Lazzarotto Malocello, con una sosta quasi ventennale sull’isola di Lanzarote, che da lui ha preso il nome, testimonia un tentativo di conquista della prima delle isole Canarie che si incontra provenendo dalla Penisola Iberica per trasformala in punto di appoggio e base per eventuali successive esplorazioni lungo la costa del Continente Nero. Testimonia altresì la scoperta e lo sfruttamento dell’alito dell’Aliseo di N.E. che soffia regolare dalla costa africana e che facilita la navigazione per le imbarcazioni che procedevano dalla parte meridionale della Penisola Iberica.

Una scoperta testimoniata dalla successiva navigazione regolare e sicura tanto di Nicoloso da Recco che di Colombo. In questo senso i viaggi alle Canarie di Lazzarotto e di Nicoloso costituiscono un antecedente importante alla navigazione transatlantica di quel “genio del Mare” che fu Cristoforo Colombo, il più grande navigatore di tutti i tempi.

Alessandro Pellegrini – giornalista, scrittore