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Scoperta delle Isole Canarie – Lanzarotto Malocello

UN LIGURE ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE CANARIE : LANZAROTTO MALOCELLO

castello di Guanapay Isola di Lanzarote

Visione attuale del castello di Guanapay Isola di Lanzarote (Canarie)

Le isole Canarie sono ormai una delle mete turistiche preferite del turismo internazionale.
Lanzarote, Fuerteventura, Gran Canaria e Tenerife sono isole il cui nome è conosciuto anche in Liguria.
Una grande rete alberghiera, una serie di villaggi turistici, alcuni anche dei più prestigiosi tour operators italiani, una rete di aeroporti in ogni isola mettono oggi le Canarie a poche ore di volo dall’Italia.

Grandi spiagge, piccoli villaggi, una natura particolare dominata da antiche manifestazioni laviche, una natura tropicale, edifici e chiese di stile ispano-coloniale, unite ad una temperatura che non offre grandi sbalzi ,costituiscono i pregi che hanno determinato la fama dell’arcipelago.

Oggi i due porti di Las Palmas, capitale dell’isola di Gran Canaria e Santa Cruz, capoluogo di Tenerife, sono meta di grandi navi da crociera. Anche dalle “città galleggianti” scendono a terra lunghe colonne di turisti, pronte a spandersi nelle vie cittadine, a cercare un angolo di spiaggia, a compiere un’escursione verso l’interno. Tutto secondo le norme del manuale del turista dei nostri giorni. Sicuramente per il turista genovese, o comunque ligure, le Canarie hanno un fascino del tutto particolare, legate come sono alle pagine della nostra storia.

Pochi sanno che le Canarie sono state riscoperte da navigatori genovesi. Quanti ricordano che le Canarie sono isole colombiane, legate ai viaggi di scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, e che l’isola della Gomera, ancora fuori dai grandi circuiti turistici è definita “matrice” cioè madre dell’America? Varrà forse la pena rileggere alcune pagine di una vicenda ormai vecchia di secoli che ha legato le isole Canarie alla storia genovese.
Agli inizi del 1300 Genova aveva già chiuso la sua epopea mercantile nel vicino Oriente.

I Musulmani avevano ormai riconquistato tutta la Terrasanta, Gerusalemme compresa, tutte le coste dirimpettaie dell’Africa erano saldamente nelle loro mani. Si erano impadroniti dei porti che costituivano i terminali delle strade dei grandi territori della Cina, dell’India, della penisola Arabica da cui i genovesi ricavavano spezie e prodotti particolari quali oro, gemme, sete, perle, che rivendevano sui mercati europei, creando una ricchezza che fece l’invidia al mondo intero. L’occupazione musulmana determinò la ricerca di strade alternative per cercare di raggiungere i medesimi mercati facendo il giro dell’Africa.

I Genovesi erano maestri nell’arte di navigare. Avevano perfezionato la tecnica delle costruzioni navali, avevano introdotto la bussola e l’astrolabio, avevano realizzato delle carte che disegnavano su una pergamena, in spazi ridottissimi, il profilo delle coste. Questa loro abilità era ben conosciuta ed apprezzata in tutto il Mediterraneo.
Non deve quindi meravigliare se i re di Castiglia e del Portogallo arruolarono marinai e costruttori genovesi a cui affidare la costruzione ed il comando delle loro flotte. Sulle coste di quei paesi, affacciate sull’Atlantico, erano già state costruite nuove e più affidabili navi, in grado di affrontare le navigazioni oceaniche.

Non desta meraviglia se alcuni di questi intraprendenti genovesi che trovarono fortuna in casa d’altri furono tra gli artefici della riscoperta delle isole Canarie.
Il primo di questi intrepidi navigatori fu certamente Lanzarotto Malocello il quale diede il proprio nome alla prima isola delle Canarie che si incontra in mezzo al mare, venendo dalle coste europee. Forse non fu neppure Lanzarotto a dare il nome all’isola. Forse fu la fama della sua “riscoperta” (le isole infatti erano già note ai Fenici, ai Greci ed ai Romani) che fece dire ad altri navigatori che quella era l’isola del genovese Lanzarotto Malocello.

E sulle carte nautiche dell’epoca, l’isola di Lanzarote era dipinta ben marcata, non solo se ne disegnavano i contorni, come per altre, ma era sormontata da una bandiera rosso-crociata sotto cui, in genere in latino, stava scritto che quella era “Isola del genovese Lanzarotto Malocello”.
Le prime carte nautiche con questa particolare raffigurazione dell’arcipelago canario sono del 1340 circa ad opera di cartografi genovesi e delle Baleari.
All’Archivio di Stato di Genova si conservano due documenti in cui si parla di Lanzarotto Malocello, a qualche anno dalla sua morte, e si evidenzia con caratteri forti il personaggio della moglie che era una Fieschi.
A Malocello occorre aggiungere l’altro navigatore, contemporaneo, Nicoloso da Recco. Questi ebbe una grandissima fortuna. L’eco del suo viaggio, con una flottiglia di tre navi, una delle quali era comandata dal fiorentino Tegghia de’ Corbiizzi, un’altra presumibilmente da Lanzarotto Malocello, ed una terza da Nicoloso, il quale pare essere stato il capo dell’impresa, giuse subito nei porti della Spagna meridionale.

Su queste vicende il grande Giovanni Boccaccio elaborò una piccola opera letteraria in latino, il cui titolo fa cenno ad “isole nuovamente riscoperte”. La relazione del Boccaccio, sul viaggio del Nicoloso è ricca di particolari. Essendo il primo dei documenti europei che racconti delle Canarie in dettaglio, è la base della moderna storiografia dell’arcipelago.

Nei primi anni del Quattrocento le Canarie interessarono i Portoghesi e gli spagnoli della Castiglia. Entrambi volevano stabilirsi sulle isole di cui avevano compreso l’importanza nelle rotte atlantiche. La partita venne vinta dagli spagnoli cui vennero assegnate. La loro colonizzazione iniziò attorno al 1480.
Alcune spedizioni di conquista furono organizzate a Siviglia dove esisteva una florida colonia di mercanti e banchieri genovesi. Furono questi ultimi a finanziare l’impresa e a garantirsi con l’assegnazione di terre .

Alcuni genovesi, delle famiglie di Siviglia si trasferirono alle Canarie, essenzialmente a Gran Canaria e a Tenerife dove impiantarono la coltivazione della canna da zucchero. In questo genere di coltivazione, poi integrata e sostituita da quella della vite, i genovesi tennero saldamente in mano un  monopolio europeo che durò un secolo.
Furono decine le famiglie liguri e genovesi che attraverso Siviglia e Cadice si installarono alle Canarie.

Nomi come Spinola, Centurione, De Franchi, Sopranis, Monteverde, Ponte, Rivarolo, Lercaro, sopravvivono ancor oggi nell’arcipelago.
E’ significativo il caso della famiglia Lercaro, “los Lercarios” come dicono laggiù, la cui casa nella città de La Laguna, la capitale storica dell’isola di Tenerife, è stata trasformata in un interessante museo ad opera del Cabildo, il Governo insulare.

I Lercaro scrivevano a Genova per ordinare ai loro parenti, per farsi mandare da Genova, mobili, letti, camicie, calze, scarpe, pentole di rame, pestelli, parrucche, bottoni, scrivendo in italiano, per tutto il Settecento.  Questa colonia così numerosa e attiva consigliò al Governo genovese della Serenissima Repubblica di nominare quattro Consoli che traversarono tutto il Secolo dei Lumi. Garantivano l’assistenza ai liguri residenti e ai mercanti e navigatori di San Giorgio che si affacciavano a quelle isole.

Venendo più vicino a noi, le Canarie furono stazioni di rifornimento delle navi, prima quelle a vela, poi quelle a carbone e a olio pesante, per fare uno scalo tecnico, per i rifornimenti del caso, nei porti di Las Palmas e di Tenerife.

Aveva iniziato Cristoforo Colombo, che nel corso del viaggio della scoperta fece scalo a Gran Canaria dove una chiesetta ricorda che lì pregò il Grande Ammiraglio, face riparare e adattare una delle sue caravelle e alla Gomera caricò acqua e viveri, prima di puntare verso Occidente, scoprendo l’importanza dei venti alisei.
Soffiando regolarmente verso Sud Ovest accompagnano letteralmente le navi a vela nella traversata oceanica.

Dopo Lanzarotto, Nicoloso, Colombo, decine di famiglie genovesi, comandanti ed equipaggi, emigranti verso il Sud America, Le Canarie sono ancora a portata dei genovesi d’oggi. O scendendo da una nave da crociera o da un aereo.E non sono isole qualunque: conservano infatti interessanti capitoli della loro storia intimamente uniti a quelli di Genova e della sua Terra.

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